Piccole donne.

Piccole donne si apre su un bozzetto significativo sulla vitalità operosa delle sorelle March, intente a confezionare lenzuola per la zia benestante che ha commissionato loro l’incarico. La sequenza nell’insieme è illuminante rispetto alle specifiche del talento femminile: versatile e multiforme, ma anche armonizzato sulla sospensione del tempo, come insegna colei che sa attendere, Penelope, con la sua tela. Uniformate al modello tradizionale di un’economia domestica fondata su lavoro di cucito e ricamo, le quattro componenti della sisterhood alcottiana sono intente a realizzare un manufatto femminile tipico dell’epoca della “non riproducibilità tecnica”: l’orlatura manuale della tela che diventerà lenzuolo, nota come à jour – definizione francese di un punto eseguito da sinistra a destra, preceduto da una sfilatura di trama e ordito che assicura un orlo diritto e regolare. La tela su cui le adolescenti sperimentano le loro abilità con aghi e fili è un simbolo efficace della pazienza della donna nella sua expertise metastorica di applicazione e cura. Nello spazio narrante alcottiano della domesticità si può leggere la cerca di una quadra, di un equilibrio fra piani della vita, i fili verticali dell’ordito e quelli orizzontali della trama del destino. Cucito e ricamo sono attività legate all’abilità operativa e decorativa femminile, alla stabilità di un disegno di cui si fa da sempre garante la donna attraverso il vissuto quotidiano, attraverso rituali di semplice ma precisa manualità. Si tratta di una prestazione muliebre espressa in maniera innocua e rassicurante, non minacciosa del ruolo egemonico maschile.

Il segno di rottura con l’immobilismo del passato è rappresentato dall’iniziativa della scalpitante Jo, che propone un diverso e, per certi aspetti eversivo, approccio ad uno fra i più arcaici modelli lavorativi di gender, aggiungendovi qualcosa di personale e di innovante. Propone alle sorelle di dividere l’orlatura da cucire in quattro parti, in modo da “leggere” il lenzuolo come un atlante aperto sul mondo. Man mano che il lavoro di cucito prosegue, si parlerà del quadrante geografico di riferimento, di ognuno dei quattro continenti, Europa, Asia, Africa e America. Stimolare la curiosità con sapide note di cultura etnografica equivale a trascorrere le ore rapidamente, sicché il lavoro diventa piacevole come un gioco da tavolo. L’abbinamento culturale proposto dall’astuzia di Jo dà un valore aggiunto alla mera manualità ripetitiva del punto dopo punto, e la dimensione “ludica”, che aggiunge divertimento, svago dalla noia, ha l’effetto di trasformare il tempo cronologico in tempo psicologico. La geniale iniziativa di Jo si nutre di un etimologico divertere, espressione del pensiero divergente, incline al deviare dalla via consueta per porsi alla ricerca di strade nuove, che trasformino ordito e trama della tela in telos in obbiettivo.

Alcott gotica.

Nelle storie gotiche di Louisa Alcott l’impatto con la forte risonanza emotiva dell’intelligenza femminile svela il temperamento pencolante dell’autrice, in bilico fra due opposte tendenze-strategie: l’una generativa di risorse condivise, orientata ad una crescita armonica e alla piena inclusione, mentre l’altra, sterilmente oppositiva, trova il fulcro nel risentimento, nella spinta alla rivalsa ed elabora una trama eversiva, perpetrata attraverso la doppiezza e la cospirazione; segno del sottile discrimine che separa i due significanti diversivo/eversivo. La lucida volontà di potenza femminile, capace di ordire inganni e intrighi, emerge attraverso intrecci sensazionali, storie di suspence che hanno per protagonista o deuteragonista vendicative donne di potere, come la Edith Snowden del racconto The Abbott’s Ghost, avvinta a un pendolo di emozioni devastanti, che vanno dalla più rabbiosa passione al rimorso e alla disperazione. Dalla storia di Jean Muir, in Behind the Mask: or A Woman’s Power, scritto (sotto la copertura di uno pseudonimo) nel 1886, due anni prima di Little Women, emerge l’ombra inquietante di una dark lady che incarna la dimensione altra della scaltrezza talentuosa capace di elaborare, quando la volontà di vincere tracima nella prevaricazione, un percorso strategico costruito a piccoli passi attraverso la manipolazione delle coscienze e la menzogna. Ispirata più a Ulisse più che a Penelope, la trama e l’ordito della vita di Jean Muir sono leggibili come operosa e insieme dolosa tessitura di eventi propizi, gestiti per elaborare la sua supremazia quando spira il vento della riscossa, che le consentirà di rimodellare il destino di vinta in quello di vittoriosa rivendicatrice di diritti sociali negati.

Angelica Palumbo